Cosa fare se i denti non combaciano correttamente?

Cosa fare se i denti non combaciano correttamente?

8 Settembre 2025 Off di Unindovinocidisse

Il disallineamento tra le arcate dentarie può avere facilitazioni, come una masticazione più efficace, una fonazione nitida, una postura equilibrata e disagi: il sorriso perde armonia, la parola diventa affaticata, il corpo accumula tensioni.

Capire cosa fare quando i denti non combaciano correttamente significa preservare funzionalità, comfort e fiducia in sé. Migliorare quell’equilibrio, anche nel tempo, è possibile: basta partire dalla valutazione giusta, per trovare la soluzione più adatta alla persona.

Cosa significa quando i denti non combaciano

Quando le arcate non si chiudono nel modo previsto, significa che l’allineamento dentale non segue l’anatomia ideale. Si tratta di una condizione comune, compresa nella definizione di malocclusione dentale. Prima di procedere, è utile distinguere tra ciò che riguarda i denti e ciò che coinvolge il supporto osseo.

La malocclusione dentale indica un errato rapporto tra i denti dell’arcata superiore e quelli dell’arcata inferiore, che altera la chiusura del morso e può influire sulla masticazione, la fonazione, la postura e la qualità della vita. La malocclusione affligge quasi il 75 % della popolazione a livello globale, evidenziando quanto sia diffusa questa condizione.

Un disallineamento dentale riguarda solamente la posizione dei denti rispetto al loro spazio naturale. Un difetto scheletrico, invece, coinvolge la struttura ossea della mascella o della mandibola, con implicazioni più complesse che richiedono interventi specifici e mirati.

Le principali cause del disallineamento dentale

Il mancato combaciamento può avere molte origini, che spesso si combinano tra loro. Eccone alcune tra le più frequenti.

Fattori genetici e sviluppo osseo

La conformazione dei mascellari e il modo in cui le arcate crescono sono ereditari. Una ricerca della Federico II di Napoli mostra una prevalenza di malocclusione variabile tra il 39 % e il 93 %, a seconda dei gruppi etnici e delle modalità di valutazione.

Abitudini scorrette nell’infanzia

Comportamenti come la suzione del pollice oltre i quattro anni aumentano del 14 % il rischio di sviluppare una malocclusione (drfrancescaandreani.it). L’uso protratto del ciuccio, la spinta della lingua e la respirazione orale contribuiscono a incanalare l’occlusione in direzioni sbagliate.

Traumi, bruxismo e interventi odontoiatrici

Una caduta o un colpo alla mandibola, il bruxismo notturno e perfino restauri dentali non corretti possono destabilizzare il morso e provocare disallineamenti nel tempo.

Sintomi e disturbi correlati alla malocclusione

Quando i denti non si chiudono correttamente, i segnali possono comparire lontano dalla bocca. Il corpo risponde in tanti modi, spesso sottovalutati.

Problemi masticatori e mandibolari

Si possono riscontrare difficoltà nella masticazione, dolore alla mandibola o tensione ai muscoli facciali. In alcuni casi compare un’usura dentale anomala o una difficoltà nella deglutizione. Come evidenzia una ricerca dell’istituto Key‑Stone, circa il 55 % degli italiani ha sperimentato problemi di malocclusione, il 36 % non li ha ancora corretti, e il 72 % sarebbe interessato a intervenire (fonte: Odontoiatria33).

Dolori cervicali, posturali e cefalee

Se la mandibola lavora in modo anomalo, la catena muscolare del collo e della schiena viene coinvolta: i fastidi cervico – dorsali e i mal di testa diventano compagni frequenti.

Difficoltà respiratorie, visive e digestive

Respirare con la bocca, avere difficoltà a leggere o digerire bene possono essere segnali indiretti di una malocclusione non trattata. Secondo quanto spiega il dottor Michele Inzaghi a questa pagina https://micheleinzaghi.it/malocclusione-dentale-cose-sintomi-soluzioni-per-un-bel-sorriso/, le malocclusioni di seconda e terza classe possono essere associate a difetti visivi specifici: la seconda classe spesso si riscontra nei soggetti miopi, mentre la terza mostra una maggiore incidenza di astigmatismo e strabismo.

Classificazione delle malocclusioni

Una corretta classificazione aiuta a scegliere il trattamento più adeguato; negli ambulatori si utilizza spesso il sistema di Angle.

Classe I, II e III

  • Classe I: arcate ben allineate, ma con lievi disallineamenti dentali.
  • Classe II: l’arcata superiore è avanzata (retrognatismo);
  • Classe III: mandibola più in avanti (prognatismo).

Questi relazioni molari hanno un’incidenza statica: ad esempio, in dentizione permanente, la classe I è presente nel 74 %, la II nel 19,6 %, la III nel 6 % (tesi.univpm.it).

Morso aperto, profondo, incrociato

  • Morso aperto: incisivi superiori e inferiori non si toccano.
  • Morso profondo: soprastanti coprono troppo quelli inferiori.
  • Morso incrociato: chiusura asimmetrica, con contatto alterato tra le arcate.

Affollamento dentale e diastema

Quando lo spazio non basta, i denti si sovrappongono (affollamento), oppure restano spazi vuoti (diastema), entrambi compromettono morfologia e funzione.

Quando è necessario intervenire

Non tutte le malocclusioni richiedono immediata correzione, ma il monitoraggio è utile per proteggere il sorriso e la salute. Secondo dati diffusi dalla Società Italiana di Ortodonzia, oltre 8 milioni di adulti in Italia presentano forme di malocclusione, con un cittadino su tre interessato a una correzione precoce.

In presenza di soli disallineamenti dentali lievi o asintomatici, si può procrastinare l’intervento. Situazioni moderate o gravi, soprattutto con sintomi funzionali o dolore, richiedono valutazione specialistica.

Agire in giovane età produce risultati migliori e più stabili. L’ortodonzia intercettiva può correggere difetti in fase di sviluppo, evitando soluzioni chirurgiche complesse in età adulta (studibuongiorno.it).

Come si cura la malocclusione dentale

Ogni intervento dipende dal tipo, dall’età e dalla gravità della malocclusione. I metodi vanno dall’ortodonzia conservativa alla chirurgia.

Apparecchi fissi, mobili e trasparenti

I bracket metallici o estetici, gli allineatori trasparenti e gli apparecchi mobili riallineano gradualmente i denti, restituendo funzionalità ed estetica.

Bite e tecniche conservative

Quando si tratta di correggere l’occlusione e ridurre tensioni muscolari o ATM, il bite dentale è spesso la prima arma. Efficace nel breve termine, può preservare le strutture articolari.

Estrazione dentale e chirurgia ortognatica

L’estrazione di denti del giudizio o molari può essere necessaria per creare spazio. Nei casi scheletrici gravi, la chirurgia ortognatica riposiziona mascella e mandibola, ristabilendo equilibrio e proporzione.

A chi rivolgersi per una valutazione professionale

Farsi seguire da un’équipe competente garantisce risultati efficaci e sostenibili nel tempo. La visita gnatologica valuta il morso, la postura mandibolare, le articolazioni temporo–mandibolari e l’armonia del sistema stomatognatico. Include esami clinici, radiografie e calchi arcate.

Ricerche internazionali dimostrano che il controllo posturale migliora sensibilmente quando si correggono le malocclusioni mandibolari, con impatto rilevante soprattutto in condizioni di affaticamento” (fonte: Dental Tribune International). Per casi complessi è utile un team composto da ortodontista, gnatologo, fisioterapista e, se necessario, chirurgo maxillo – facciale. Questo approccio integrato tutela la salute globale del paziente.